Sclerosi multipla Il ruolo della vitamina D

sclerosi multipla vitamina d nutrizionista matera luigi roberti

La sclerosi multipla (SM) è una patologia infiammatoria, neurodegenerativa e demielinizzante che provoca lesioni a carico del sistema nervoso centrale. Le cause non sono ancora completamente note e ad oggi non c’è possibilità di prevedere il suo decorso clinico. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

sclerosi multipla nutrizione roberti nutrizionista matera

Le cause della sclerosi multipla non sono del tutto note ma sembrano coinvolgere fattori genetici e fattori ambientali che possono scatenare l’abnorme risposta immunitaria diretta contro l guaine mieliniche degli assoni.

La dietetica

L’alimentazione svolge un ruolo importantissimo nelle patologie infiammatorie ed autoimmuni, ma al momento non esistono linee guida per migliorare sensibilmente i sintomi della SM. Restano dunque validi gli accorgimenti utili alla sotto regolazione dei livelli di infiammazione (l’eccessivo introito di grassi animali e di zuccheri semplici è correlato ad una infiammazione post-prandiale). Anche un indice di massa corporea (BMI) > di 25 (= sovrappeso) è correlato ad un maggiore rischio di incidenza della malattia.

Il ruolo della vitamina D.

Tra i fattori che possono avere un ruolo nello sviluppo della patologia, come infezioni virali, avvelenamento da metalli pesanti, il fumo, l’obesità infantile, vi è anche un basso livello ematico di vitamina D. Questo spiegherebbe,da un punto di vista epidemiologico, la maggiore incidenza della SM in popolazioni meno esposte alla luce solare. La vitamina D, infatti, potrebbe avere un ruolo nella neuro immuno-modulazione e quindi nello sviluppo e nel decorso della malattia.

Dati scientifici confermano l’attività pro infiammatoria causata da un accumulo di tessuto adiposo, condizione ideale per l’instaurarsi di patologie autoimmuni.

Conclusioni

Il controllo del peso corporeo (18>BMI>24,9), un corretto piano dietetico antinfiammatorio ed un opportuno introito di vitamina D (supportato da eventuale integrazione, dove necessaria) possono certamente aiutare a prevenire patologie autoimmuni e a risolvere condizioni infiammatorie favorevoli allo sviluppo di condizioni patologiche come la sclerosi multipla. [/read]

Infertilità maschile e grassi saturi Nuove evidenze scientifiche

infertilità maschile grassi saturi nutrizione roberti

L’infertilità maschile è da alcuni decenni correlata alla “sindrome metabolica” (obesità centrale, dislipidemie, resistenza all’insulina, ipertensione arteriosa). Le cause possono trovare spiegazione in fenomeni quali: la lipomatosi scrotale, una maggiore produzione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) ed uno squilibrio dell’asse neuro-endocrino.[read more=”Click here to Read More” less=”ReadLess”] Tutto questo può essere causa di una peggiore qualità del liquido seminale in termini di minore concentrazione e motilità degli spermatozoi. (Shalaby et al., 2004; Saez Lancellotti et al., 2010; Bobjer et al., 2012; Hagiuda et al., 2014)

infertilità maschile grassi saturi nutrizione roberti

Una dieta ricca di grassi, in particolare grassi saturi, provoca danni ai mitocondri, organelli adibiti alla produzione di energia (ATP) e causa di una minore motilità dei gameti maschili. Questa condizione, nota come astenozoospermia, rappresenta una delle principali cause di infertilità maschile.

In modelli animali, l’assunzione di una dieta ricca di grassi saturi e povera di grassi insaturi (come gli Omega-3) è stata causa delle anomalie metaboliche causa della sindrome metabolica e di una maggiore incidenza di infertilità maschile. Uno studio approfondito ha confermato l’insorgenza di difetti a livello metabolico, sia nella glicolisi che nei processi mitocondriali (Ferramosca et al., 2016).

Restrizione calorica ed integrazione dietetica di acidi grassi della serie Omega-3 possono essere utili a scopo preventivo e terapeutico nel trattamento dell’infertilità maschile. [/read]

Nella tua dieta… mettici anche il sole! La vitamina D

vitamina d Nutrizione Roberti

La vitamina D, o colecalciferolo, è un importantissimo micronutriente adibito, tra le altre funzioni, all’assorbimento di calcio nel nostro organismo. Una sua carenza può essere infatti direttamente correlata a problemi di osteoporosi. Uno dei suoi ruoli è quello di permettere la fissazione del calcio nelle ossa ma è anche coinvolta nella regolazione della proliferazione cellulare e nella funzionalità di organi come occhi, cuore, polmoni. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

Dove la troviamo

Quando si parla di vitamina D si è soliti pensare ad una dieta ricca di alimenti che ne sono ricchi (pesci grassi come salmone e sgombro, latte e prodotti caseari, uova). Eppure molti non sanno che per trasformare la vitamina D nella sua forma attiva (scientificamente definita come 1,25 (OH)2- colecalciferolo detta anche vitamina D3) è indispensabile un’esposizione alla luce solare quantificabile in circa 20-30′ al giorno. Esponendo, in particolare, zone come gambe e braccia, il precursore del prezioso micronutriente viene attivato nella pelle grazie alla radiazione ultravioletta (UVB). La vitamina D, chiamata per questo anche “vitamina del Sole” è attivata in particolare d’estate, creando scorte utili anche nei mesi più freddi e bui.

La situazione oggi 

Oggi la maggior parte della popolazione italiana trascorre intere giornate in luoghi chiusi e questo, inevitabilmente, ha creato una deficienza cronica di vitamina D. Circa il 70% degli italiani è sotto i livelli minimi di questo micronutriente e quindi sottoposti ad un grave rischio di osteoporosi. In caso di carenza può quindi essere utile un’opportuna integrazione da valutare insieme ad un professionista del settore.

Ma di quanta vitamina D abbiamo bisogno?

Il fabbisogno quotidiano varia a seconda dell’età:

  • 400 UI fino al 1° anno di età
  • 600 UI dal 1° anno in poi
  • 1000-1500 UI negli adulti sani
  • 2300 UI negli anziani

(Il fabbisogno può aumentare in particolari condizioni fisio-patologiche)

I suoi intervalli di misurazione

Gli intervalli di misurazione sono i seguenti:

– Carenza: <20 ng/ml (<50 nmol/L)
– Insufficienza: 20-30 ng/ml (50-75 nmol/L)
– Sufficienza: >30 ng/ml (>75 nmol/L)
– Eccesso: >100 ng/ml (>250 nmol/L)
– Intossicazione: >150 ng/ml (>375 nmol/L)

Molto spesso le dosi di vitamina D vengono espresse utilizzando le Unità Internazionali (UI) o i microgrammi secondo la seguente equivalenza:
1 UI = 0,025 mcg
1 mcg di colecalciferolo = 40 U [/read]

Nuove conferme sul binomio “alimentazione – attività fisica” "Siamo ciò che mangiamo" ... e "come ci muoviamo"!

alimentazione sport attività fisica nutrizionista matera luigi roberti

Che l’alimentazione fosse correlata direttamente con lo stato di salute lo sapevamo già, ma il continuo monito da parte degli esperti non sempre basta per rendere consapevoli. “Siamo ciò che mangiamo”, recitava un vecchio saggio, eppure siam sempre lì, il cibo che ingeriamo non sempre rispecchia chi siamo.. o forse si. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] In una società dove l’utilizzo dell’encefalo è, o dovrebbe essere, un’attività quotidiana, l’alimentazione è, o dovrebbe essere, un fattore predominante per la sua protezione. Numerosi studi scientifici attestano come prodotti tipici della dieta mediterranea, come olio extravergine di oliva, frutta, verdura, frutta secca e pesce azzurro, possano contribuire a ridurre i casi di ictus cerebrale fino al 20%. Ma attenzione, il tutto dovrebbe essere “condito” da una buona dose di attività fisica quotidiana.

La sfida di oggi!

Sensibilizzare le famiglie verso una corretta alimentazione ed un corretto stile di vita è oggi una priorità, al fine di ridurre i casi di sovrappeso ed obesità infantile direttamente correlati non solo ad un aumento dei rischi cardiovascolari e metabolici in età adulta, ma anche con una maggiore spesa pubblica sostenuta dalle patologie legate all’obesità. Come detto in precedenza, mangiar bene non è tutto ed infatti “l’obiettivo, secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), è quello di ridurre la prevalenza dell’insufficiente attività fisica entro il 2025, insieme ai casi di mortalità precoce legata a malattie cardiovascolari, tumori, diabete o malattie respiratorie croniche“. Ma quanta attività fisica è oggi raccomandata? Secondo l’OMS, a scopo preventivo, bisognerebbe svolgere circa 150′ di attività fisica settimanale, per gli adulti, e circa 60′ settimanali per bambini ed adolescenti.

Ah… un consiglio. Meglio essere ben seguiti durante un’attività fisica strutturata, altrimenti è preferibile una classica passeggiata. [/read]

Dieta ricca di polifenoli: contro Alzheimer e Parkinson I polifenoli possono contrastare malattie degenerative

polifenoli alzheimer parkinson nutrizionista matera

Una dieta ricca di polifenoli può contrastare malattie degenerative come l’Alzheimer e il Parkinson.

Frutta e verdura sono da sempre alimenti consigliati, ma che troppo spesso mancano sulle tavole degli italiani. Mancanza di tempo? Poca reperibilità? Le scuse sono tante ed ormai le quantità consumate quotidianamente sono drasticamente diminuite. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] Concetti come stagionalità sono ormai sconosciuti a molte persone che non danno il giusto peso alla qualità del cibo, ignorando i benefici che una tavola imbandita di alimenti colorati può dare alla nostra salute. Eppure è ormai certo che un adeguato apporto di frutta e verdura possa contrastare malattie neurodegenerative come l’Alzheimer ed il Parkinson. Il merito è dei polifenoli, composti chimici fondamentali nella fisiologia della pianta in quanto contribuiscono alla loro naturale protezione. I polifenoli costituiscono i principi attivi di molte piante medicinali e i meccanismi d’azione responsabili della loro attività farmacologica non sono ancora completamente conosciuti. Il contenuto di queste sostanze fitochimiche nelle piante è influenzato da diversi fattori, quali le stagioni, le differenze territoriali, le modalità di coltivazione e di conservazione. Appare ovvio come un consumo costante di alimenti ricchi in polifenoli possa mantenere altrettanto alti i livelli degli stessi nel sangue, favorendo la loro disponibilità per l’intero organismo.

Un recente studio pilota, finanziata dalla California Table Grape Commission e condotta dall’Università della California di Los Angeles, ha dimostrato come il consumo quotidiano di due porzioni di uva, uno degli alimenti più ricchi di polifenoli, modifichi positivamente il metabolismo cerebrale, mostrando miglioramenti a livello cognitivo, di attenzione e di memoria. Tutto questo grazie alla enorme capacità antiossidante ed antinfiammatoria dei polifenoli.

Per i più golosi l’aiuto può arrivare anche dai polifenoli del cacao, in particolare da un estratto  noto come “Lavado”. Da uno studio guidato dal ricercatore Giulio Maria Pasinetti, tale estratto  “ripulirebbe” le cellule nervose da accumuli di sostanze le quali inibiscono il normale funzionamento delle sinapsi, i punti di contatto tra i neuroni. Il tutto è stato ipotizzato in uno studio pubblicato sul Journal of Alzheimer’s Disease da un gruppo di ricercatori della Icahn School of Medicine at Mount Sinai Hospital di New York. “Nella letteratura medica ci sono risultati contrastanti sui potenziali benefici dei polifenoli del cacao sulle funzioni cognitive – spiega Pasinetti – I nostri risultati sulla protezione contro i deficit delle sinapsi da parte dell’estratto di cacao Lavado (…) suggeriscono fortemente che i polifenoli siano i componenti attivi che ripristinano la trasmissione sinaptica”.

In conclusione, per una dieta ricca di polifenoli ricorda di consumare frutta e verdura freschi e di stagione, utilizzare erbe aromatiche, preferire preparazioni che prevedano la cottura al vapore, condire le pietanze con olio extravergine di oliva, consumare frutta secca, magari a colazione e durante gli spuntini. [/read]

Latte: tra mito e realtà Tra scienza e pseudoscienza

latte Nutrizione Roberti

L’argomento latte è da sempre uno dei più dibattuti e criticati in tema nutrizione. Per anni è stato ritenuto uno dei maggiori alleati della nostra salute, in particolare quella ossea. Ad oggi, però, una breve ricerca in rete potrebbe farci cambiare idea. Cosa c’è di vero e cosa di falso sull’antico “gala”? [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

Intolleranza o allergia: facciamo chiarezza

Moltissimi test, alcuni dei quali poco o per nulla attendibili scientificamente, sembrano diagnosticare intolleranze o allergie al latte vaccino. Ma facciamo chiarezza: per intolleranza si intende quella verso il lattosio, il naturale zucchero presente nel latte. Si definisce intollerante il soggetto che non produce, o produce in quantità minore, l’enzima adibito alla scissione del lattosio, la lattasi (L’intolleranza al lattosio non è grave: parte del lattosio non digerito è fermentato dalla flora intestinale. Nei casi più gravi causa diarrea). Si definisce allergico il soggetto che mostra una iper produzione di IgE specifiche nei confronti delle proteine del latte e non verso lo zucchero lattosio. Per questo l’intolleranza alle suddette proteine non esiste!

Latte si, latte no!

In molti regimi alimentari (veganismo, alcune forme di vegetarianismo, dieta del gruppo sanguigno del dott. Pietro Mozzi, diete alcaline e molte altre), uno dei primi consigli è quello di eliminare il latte per prevenire malattie (come il cancro) o curarne di altre, per risolvere problemi intestinali come gonfiori o meteorismo (spesso causati da disbiosi e quindi alterazioni del microbioma gastrointestinale, non sempre correlate all’assunzione di latte), creando allarmismi e distorsioni circa le reali pubblicazioni scientifiche riguardanti il latte. Un’altra corrente di pensiero è quella secondo la quale il latte non possa apportare calcio  biodisponibile per la salute ossea. Se questo potrebbe essere parzialmente  vero, come ha più volte specificato Franco Berrino, uno dei maggiori esperti in epidemiologia nutrizionale in Italia, è la quota di latte assunta giornalmente a determinarne i maggiori effetti, positivi o negativi che siano. Attualmente la quota di latte consigliata è di circa 240 mL. Bisogna inoltre ricordare il ruolo fondamentale della vitamina D nell’assimilazione del calcio, vitamina ormai troppo spesso carente nella popolazione.

Conclusioni

Ricordo, inoltre, che il calcio è un minerale presente anche nel mondo vegetale (semi di sesamo, semi di Chia, cavolo verde e spinaci, semi di lino, quinoa, frutta secca, rucola ecc.).  Il latte, a prescindere dalle correnti di pensiero, resta un alimento completo, ricco di micro e macronutrienti indispensabili per la salute umana, un alimento ancora oggetto di studi e del quale, a mio parere, si potrebbe fare a meno in particolari condizioni. [/read]