Come ridurre, la ritenzione idrica e la fame nervosa La natura in tavola: piante medicinali

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Per la rubrica “La natura in tavola: piante medicinali” oggi parliamo di ritenzione idrica e fame nervosa.

L’associazione di fitorimedi ad azione sinergica sul metabolismo risulta particolarmente utile nel trattamento dell’incremento ponderale associato a turbe del comportamento alimentare.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] La presenza di sostanze agenti sull’adeguata assimilazione dei nutrienti essenziali, associata alla regolazione del tono dell’umore, consente di controllare la deplezione selettiva di massa grassa e il concomitante ripristino di massa muscolare, la riduzione della ritenzione idrica e della cellulite, oltre all’inibizione della cosiddetta fame nervosa. Vediamo dunque come agiscono nel dettaglio alcune piante:

Rhodiola rosea

Per la sua azione diretta sulla modulazione del tono umorale si colloca al vertice nel trattamento delle sindromi depressive grazie all’incremento della quota di dopamina a livello ipotalamico e di endorfine ad azione spiccatamente antistress. Promuove altresì la lipolisi mediante attivazione delle lipasi pancreatiche.

Tribulus terrestris

Riveste un importanteTribulus_terrestris nutrizionista matera ruolo di rimodulazione sul sistema endocrino, riequilibrando i tassi di FSH e LH circolanti con positive ripercussioni in senso energizzante, anabolizzante e tonificante dell’attività sessuale. Riequilibrante ponderale.

Ruscus aculeatus

Si rivela particolarmente efficace nel mantenimento dell’elasticità dei vasi sanguigni. La presenza di ruscogenine espleta azione antiedemigena e antiflogistica.

Hamamelis virginiana

possiede una spiccata azione vasocostrittrice operata dai tannini in essa contenuti, esplicando attività angiotonica periferica e antiflogistica per stabilizzazione della membrana cellulare, oltre ad inattivazione della lisi enzimatica propria dei quadri infiammatori.

Hydrocotyle asiatica (Centella)

Particolarmente attiva nel mantenimento di un adeguato trofismo connettivale. Si rivela indicata per la sua azione vasoprotettiva, eutrofica, cicatrizzante e antiedemigena, oltre che nella riduzione della cellulite.

Melilotus officinalis 

Ricco in cumarina, trova impiego nel drenaggio linfatico. E’ noto infatti che detta sostanza agisce positivamente sui liquidi ad elevata componente colloido-osmotica, generanti l’edema proteico.

Presso lo studio Nutrizione Roberti sono disponibili protocolli fitoterapici in base alle esigenze specifiche.

TRATTO DA “INFOMU” – BIMESTRALE DI DIVULGAZIONE DI NOTIZIE FITOTERAPICHE – GIUGNO LUGLIO 2014

medicina unica srl

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Tel . 0 6 3 5 4 9 7 8 8 8

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Il miele: il nettare degli Dei di Alessandro Montemurro

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Il miele è un miracolo della natura che solo le api possono realizzare. Grazie al loro instancabile lavoro, a seconda dei fiori che visitano, si ottengono diverse varietà di miele:  della melata o castagno quasi neri dal profumo intenso, all’acacia dolce e chiara, con tutte le gradazioni intermedie di colori gusti e aromi. Utilizzato già mille anni prima di Cristo, il miele era considerato il “nettare degli Dei”.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] Pitture rupestri testimoniano come l’uomo andasse alla ricerca delle api approvvigionandosi del loro miele, e ne sfruttasse le innumerevoli proprietà per scopi curativi e nella preparazione di cosmetici. Anche tra gli antichi greci il miele era molto utilizzato. L’espressione “Luna di miele” nasce, infatti, da una particolare bevanda a base di miele, l’idromele, che non mancava mai nei pranzi di nozze e veniva fatta bere agli sposi per preparasi alle fatiche amorose e come augurio per propiziare l’arrivo di un figlio maschio.

Perchè il miele

Il miele può essere considerato il carburante ideale per il nostro organismo. Ricco di zuccheri semplici, quali glucosio e fruttosio, di acqua, vitamine, sali minerali ed enzimi, ha un elevato valore nutritivo ed è facilmente assimilabile fornendo energia prontamente disponibile all’organismo. il nettare degli dei nutrizione roberti
Ecco perché può essere consumato in tranquillità da chiunque voglia vivere meglio seguendo una sana alimentazione. È adatto agli sportivi subito prima di uno sforzo fisico o immediatamente dopo per recuperare le forze, ma è anche indicato per chi svolge attività intellettuale perché fa bene al cervello e al sistema nervoso, poichè in grado di controllare e migliorare l’efficienza mentale. Consigliato per le persone inappetenti, bambini, malati e anziani, che con una piccola quantità di miele possono recuperare energie.  Recenti studi hanno confermato la capacità che avrebbe, grazie ad alcuni suoi componenti, di stimolare il sistema immunitario.

Come consumare il miele

Il miele è particolarmente indicato per la prima colazione, sulle fette biscottate o nel latte, è perfetto anche nel tè o nelle tisane come dolcificante.
Deliziosa è l’associazione allo yogurt che esalta le benefiche proprietà dei due prodotti oltre che le caratteristiche organolettiche del loro connubio. Il miele è un ottimo ingrediente di squisiti dolci e biscotti; è utilizzato in cucina anche per offrire un tocco di originalità abbinato a ricotta e formaggi teneri o stagionati.

La cristallizzazione

La cristallizzazione è il processo naturale di solidificazione del miele. Il fenomeno è strettamente legato alla sua composizione e alla temperatura alla quale è conservato. Maggiore è il contenuto in glucosio, maggiore è la tendenza a cristallizzare. La conservazione del prodotto oltre i 25 e sotto i 5 °C la inibisce.
In caso di cristallizzazione è sufficiente riscaldare il miele a bagnomaria senza superare i 40°C.

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di Alessandro Montemurro

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Il linfodrenaggio: effetti, benefici e tecniche di Valerio Antezza, Osteopata e Personal trainer

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Che cos’è il linfodrenaggio

Il linfodrenaggio è una particolare tecnica di massaggio, esercitata nelle aree del corpo caratterizzate da eccessiva riduzione del circolo linfatico.
Il linfodrenaggio, come preannuncia la parola stessa, favorisce il drenaggio dei liquidi linfatici dai tessuti: l’azione meccanica manuale viene esercitata a livello di aree che interessano il sistema linfatico (composto da milza, timo, noduli linfatici e linfonodi), allo scopo di facilitare il deflusso dei liquidi organici ristagnanti.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]Per tale ragione, questa particolare tecnica di massaggio è indicata e sfruttata con successo per:
– Favorire il riassorbimento degli edemi;
– Regolare il sistema neurovegetativo;
– Favorire la cicatrizzazione di ulcere e piaghe nei diabetici.

Il linfodrenaggio, inoltre, è ampiamente sfruttato anche nell’ambito della medicina estetica. Non a caso, sono molte le donne che ricorrono a questo tipo di massaggio per combattere gli inestetismi della cellulite.valerio antezza matera
Ancora, il trattamento con linfodrenaggio viene spesso consigliato ai pazienti che si sono sottoposti a interventi di chirurgia estetica, quali la liposcultura e la liposuzione.

Infine – vista la sua capacità di eliminare il ristagno di liquidi favorendo il riassorbimento degli edemi – il linfodrenaggio risulta essere una tecnica particolarmente utile e indicata anche nelle donne in gravidanza.

Effetti e benefici

Il linfodrenaggio esplica le proprie funzionalità e i propri benefici secondo tre metodiche:

  • Azione drenante dei liquidi: favorisce l’eliminazione dei liquidi interstiziali e linfatici;
  • Attività rilassante delle fibre muscolari;
  • Capacità di introdurre leucociti ed immunoglobine (prodotte negli organi del sistema linfatico) nel circolo ematico. Il tutto si traduce in un miglioramento della circolazione linfatica e nel conseguente benessere del paziente.

Tecniche

Il linfodrenaggio – contrariamente a quanto si potrebbe pensare – è una tecnica difficile da eseguire. L’operatore, infatti, deve conoscere perfettamente il circolo linfatico e le zone da trattare: solo in questo modo, il drenaggio dei liquidi interstiziali e della linfa potrà essere favorito dalle giuste manipolazioni. Lo scopo è quello di indirizzare la linfa verso le zone linfatiche più vicine all’area massaggiata: in questo modo, la circolazione superficiale della linfa e lo scorrimento della stessa è facilitato.linfodrenaggio erbavento matera

Nel corso del tempo, si sono sviluppate diverse tecniche al fine di eseguire dei linfodrenaggi efficaci.
Ad ogni modo, possiamo affermare che le metodiche principalmente impiegate sono sostanzialmente due:

il metodo di Vodder e il metodo di Leduc.

Le metodiche si differenziano principalmente per il tipo di movimenti eseguiti, tuttavia, esse si basano sui medesimi principi fondamentali.
La tecnica del linfodrenaggio si attua tramite applicazione di un leggero movimento pressorio sulla cute, che dev’essere lento e delicato, avendo cura di applicare spinte tangenziali.
Il linfodrenaggio deve seguire il percorso della linfa: a tal proposito, il massaggio richiede d’iniziare a livello del collo, zona in cui si trovano i linfonodi dove la linfa si mescola al circolo ematico. Solo successivamente, la tecnica procede nelle altre zone del corpo.

Di Valerio Antezza,Osteopata e Personal trainer

tel. 339 359 8912

www.erbavento.it [/read]

La nutrizione ortomolecolare Ambiente molecolare per la salute

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Oggi parliamo di: “La nutrizione ortomolecolare”. Dieta, dimagrimento, parole di moda negli ultimi anni. Ma è proprio questo a rendere questi concetti privi di senso, la moda. In questo articolo esporrò le caratteristiche generali di questa dieta, astenendomi da commenti o considerazioni personali.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

La nutrizione ortomolecolare

La salute ideale può essere conseguita tramite l’introduzione della quantità ideale di nutrienti nella dieta. nutrizione ortomolecolare nutrizionista materaI cibi migliori sono quelli integrali perché contengono aminoacidi, lipidi, carboidrati, vitamine e minerali. Usare cibi integrali ogni volta che è possibile.

Alcune regole generali della nutrizione ortomolecolare

  • Usare cibi integrali ogni volta che è possibile.
  • Se fatto dall’uomo e non da madre natura, non mangiatelo!
  • Se è possibile è meglio mangiare cibi non cotti,

Regole dietetiche generali

  • Introdurre non più del 20% di lipidi nella dieta, di cui almeno la metà proveniente da grassi non esterificati (EFA).
    • Utilizzare almeno il 75% di carboidrati non raffinati, forniti da verdura e frutta crude.
    • Utilizzare almeno il 75% dei carboidrati non raffinati, forniti da frutta e verdura crudi.
    • La quantità di carboidrati raffinati (zuccheri, farina bianca, alcol, riso brillato, ecc.) potrebbe anche essere nulla.
    • Alcuni pazienti possono aver bisogno di supplementi extra.
    • Gli amminoacidi non sono medicine ma cibi. Amminoacidi (AA), vitamine e minerali dovrebbero essere classificati correttamente fra le sostanze nutritive.
    • Eliminare cibi allergizzanti o ipersensibilizzanti dalla dieta può guarire da molti disturbi (mal di testa, dermatiti, coliti, depressioni, obesità ecc.).

Regole dietetiche sulle proteine

  • Ridurre al 5% l’introduzione di proteine nella dieta.
  • Assumere cibi ricchi della giusta quantità di AA.
  • Le proteine ingerite devono contenere una quantità sufficiente di AA essenziali ed una bassa concentrazione di sostanze di rifiuto (ammonio, putrescina, scatolo, indacano ecc.).
  • La quantità ideale di AA varia in funzione dell’età, del sesso, della razza, dell’attività svolta e dei cibi assunti.[/read]

 

La dieta del gruppo sanguigno Il regime alimentare che restituisce il benessere!

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Oggi parliamo di: “La dieta del gruppo sanguigno”. (clicca qui per il sito ufficiale). Dieta, dimagrimento, parole di moda negli ultimi anni. Ma è proprio questo a rendere questi concetti privi di senso, la moda. In questo articolo esporrò le caratteristiche di questa dieta, astenendomi da commenti o considerazioni personali.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

La dieta del gruppo sanguigno

Due medici americani James e Peter D’Adamo, ideatori della dieta del gruppo sangiogno, hanno scoperto cheGruppi sanguigni nutrizionista matera anche l’alimentazione è in relazione con il gruppo sanguigno. Essa rispetta l’individualità biologica: cioè il modo in cui il nostro corpo digerisce, utilizza, trasforma gli alimenti.

In cosa consiste la dieta del gruppo sanguigno

Basta scegliere tra i vari alimenti quelli più favorevoli per le persone appartenenti a un determinato gruppo sanguigno. “Ogni gruppo sanguigno contiene il messaggio genetico relativo alle modalità di alimentazione e di comportamento dei nostri predecessori e molte di queste caratteristiche ci influenzano ancora oggi. I singoli gruppi sanguigni si differenziano moltissimo per quanto riguarda la digestione e i meccanismi di difesa propri del corpo”. (D’Adamo).

Gruppo 0 – I carnivori

E’ il gruppo sanguigno più antico, si è sviluppato circa 40.000 anni a.C. ai tempi dell’uomo di Cromagnon, abile cacciatore.  Le proteine della carne gli forniscono tutta l’energia di cui ha bisogno. Possiede un sistema immunitario forte e reattivo. Il gruppo sanguigno dei “carnivori” è quello più diffuso.

Gruppo A – I vegetariani

Neolitico 25.000-15.000 a.C. si verificarono gli stanziamenti. Si addomesticano gli animali. Nasce l’agricoltore. L’alimentazione con i cereali e lo stile di vita in strutture abitative associate provocò modificazioni a carico del sistema immunitario, con un suo potenziamento nei confronti di nuovi agenti estranei (resistenza alle infezioni), e dell’apparato digerente (alimentazione vegetariana).

Gruppo B- Gli onnivori (o quasi)

Stanziamenti sulle zone fredde e montagnose del Pakistan e dell’India, 15.000-10.000 a.C., per sfuggire al clima torrido delle savane. Nasce il nomade, il bellicoso, il pastore. L’alimentazione privilegia gli ovini e i prodotti del latte.  Capacità di adattamento alle varie condizioni di vita.

Gruppo AB- L’uomo moderno 

E’ il più giovane (1000-1200 anni fa) il più raro il più equilibrato. Eredita la tolleranza di entrambi i tipi A e B e si è quindi specializzato nella produzione di anticorpi. Allergie e determinate malattie del sistema immunitario insorgono più raramente più predisposti a determinati tipi di tumore.

Il fondamento della dieta del gruppo sanguigno

Particolari proteine denominate lectine sono presenti negli alimenti, sulla mucosa del digerente, sui microrganismi patogeni, sui microrganismi saprofiti che presiedono al processo digestivo. Ognuno di noi sulla mucosa del tubo digerente possiede le lectine secondo il gruppo sanguigno a cui appartiene. Quando ingeriamo un alimento contenente lectine incompatibili col nostro gruppo sanguigno e quindi con quelle dell’apparato digerente, cosa succede?Le lectine, attraverso il flusso sanguigno, si sistemano in un organo e iniziano ad agglutinare globuli rossi in quell’area. Qui potranno alterarne la funzione, creando i presupposti della patologia. Esempio:il latte possiede lectine simili all’antigene B; se una persona di tipo A ne ingerisce, il suo sistema immunitario metterà subito in moto i meccanismi di difesa nel tentativo di eliminare l’intruso. Il 95% delle lectine alimentari viene allontanato senza problemi dall’organismo. Il restante 5% riesce a raggiungere il sangue innescando una serie di reazioni, fino alla distruzione dei globuli rossi. Le lectine possono danneggiare le pareti dell’apparato digerente, scatenando una violenta infiammazione delle mucose che provoca disturbi simili a quelli di un’allergia alimentare, senza raggiungerne l’intensità, quindi è sufficiente eliminare solo le lectine che sono incompatibili con il nostro gruppo sanguigno.

Come funziona la dieta del gruppo sanguigno? 

Basta scegliere per il proprio programma alimentare gli alimenti vantaggiosi che, a seconda del proprio gruppo sanguigno, sono particolarmente ben tollerati dall’organismo, e combinarli a piacere con gli alimenti neutri preferiti. Nella dieta del gruppo sanguigno, infatti, ci sono tre categorie di alimenti:

  • vantaggiosi: hanno effetti terapeutici;
  • neutri: fungono da nutrimento;
  • da evitare: sono dei veri e propri veleni.Bibliografia
  • La dieta secondo il gruppo sanguigno. ed. tecniche nuove. Autore: Anita HeBmann-Kosaris. 2005[/read]

 

 

Valeriana La natura in tavola: piante medicinali

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Per la rubrica “La natura in tavola: piante medicinali” oggi parliamo di valerianavaleriana nutrizionista matera

La valeriana è una pianta a fiore che può raggiungere anche i 2 metri di altezza. La pianta è caratterizzata da un ricco fogliame e da piccoli e numerosi fiori. Il suo nome botanico deriva dal latino valere, che significa rigoroso, sano.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]Fu un medico egiziano a farla conoscere per la prima volta, anche se il suo utilizzo è noto fin dal medioevo, anche come antiepilettico. Oggi la valeriana viene utilizzata solitamente come sedativo. E’ chiamata comunemente erba dei gatti per l’effetto euforizzante che ha su questi animali i quali amano rotolarsi in mezzo a queste piante.  Può essere utilizzata anche come moderatore dell’appetito ma, dati i suoi effetti sedativi a livello del sistema nervoso, la cura non deve superare gli 8 giorni consecutivi.

Habitat

La valeriana è presente in boschi, praterie, radure umide di tutta Italia ma anche  sulle Alpi e sugli Appennini.

Proprietà

La radice contiene olii essenziali, come l’acido valerianico e l’acido valerenico, alcuni alcaloidi e flavonoidi. E’ proprio la radice di valeriana ad avere effetti sedativi e calmanti. E’ quindi utilizzato come antispasmodico, ipnotico e sedativo.

Utilizzo

La valeriana può essere utilizzata come infuso, tintura, estratto o pillole. Il macerato di valeriana può calmare il senso dell’appetito, combattere la cellulite, l’ansia, l’angoscia  e dare sollievo in chi soffre di sindrome del colon irritabile.

Effetti indesiderati

Se la posologia non è rispettata possono verificarsi: emicrania, ipertensione, insonnia  e moderati danni epatici.

È sconsigliata durante la gravidanza, l’allattamento e non va somministrata al di sotto dei 6 anni. [/read]

Cialda (o cialledda) Insalata fredda

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CIALDA o “cialledda” –  (insalata fredda)

Storia e tradizione

La cialda, o cialledda, è l’insalata tramandataci dalla tradizione contadina. Pochi e semplici ingredienti per un piatto gustoso e salutare che porta in tavola il profumo dell’estate e tutta la genuinità dei prodotti tipici della zona. L’unico segreto per la buona riuscita della ricetta è utilizzare prodotti freschi. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

L’elevato pregio della cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti, utilizzata nella ricetta, è nella qualità delle acque sorgive superficiali, unitamente alle caratteristiche del suolo argilloso. E’ uno degli ingredienti portanti della cucina dell’entroterra barese, da apprezzare anche in una delle tipicità locali, il calzone di cipolla.

Fresca e dissetante, la cialda è diffusa anche in alcune zone della Basilicata ed è ideale come pranzo o cena estiva.

Ingredienti (per 4 persone)

• 200 g di patate

• 5 pomodorini ciliegini

• 1 carosello

• ½ cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti

• ½ bicchiere di acqua ghiacciata

• rosmarino q.b.

• 2 cucchiai di olio extravergine di oliva

• sale q.b.

Preparazione

Sciacquate le patate e mettetele a bollire in acqua salata. Quando sono lessate, scolate l’acqua e lasciatele raffreddare. Tagliate i pomodorini ed affettate i caroselli eliminando la buccia. Affettate anche la cipolla rossa e lasciatela un po’ in ammollo in acqua per renderla meno indigesta. Sbucciate le patate ormai fredde e tagliatele a cubetti. Mettete tutte le verdure in una grande ciotola da insalata e condite con olio, sale, rosmarino e mezzo bicchiere di acqua ghiacciata. Ottima insalata da consumare fredda e possibilmente accompagnata da 1 fetta di buon pane di Matera.

Proprietà nutritive

E’ un’insalata della tradizione contadina. un carico di polifenoli (licopene per i pomodori e quercetina per la cipolla) ad azione antiossidante ed energizzante per affrontare la calura estiva. Famosa per la sua dolcezza, la cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti fa da padrona in questo piatto: ricchissima di flavonoidi, potenti antiossidanti che contrastano l’azione deleteria dei radicali liberi. I composti solforati della cipolla hanno proprietà medicinali in grado di prevenire l’aterosclerosi, inibire l’aggregazione delle piastrine, abbassare la pressione sanguigna ed il colesterolo LDL (cattivo). Inoltre hanno proprietà antibatteriche e antifungine. A rendere questo piatto fresco ci sono i caroselli, poco calorici, diuretici e disintossicanti. Sono ricchi di acqua, per questo sono ritenuti particolarmente rinfrescanti e depurativi. Questa caratteristica è particolarmente importante per la funzionalità dei nostri reni. Contengono provitamina A, vitamine del gruppo B, vitamina C, Potassio, Ferro, Calcio, Iodio e Manganese. Gli enzimi contenuti nel carosello aiutano ad assorbire le proteine, purificando e disintossicando l’intestino. Gli stessi principi nutritivi aiutano a prevenire la formazione di calcoli ai reni ed alla vescica. Ad aggiungere un’intenso profumo al piatto, il rosmarino. Il rosmarino è un efficace tonico generale, stimola e fortifica l’organismo e per questo è consigliato nei periodi di stress.

Valori nutrizionali per porzione (410 g)

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Tratto da: “Io Mangio Puglia” [/read]

Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) Guida nutrizionale

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La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) è una patologia endocrina molto comune tra le donne in età fertile. Tra i sintomi più comuni: irsutismo (accentuata peluria corporea), insulino resistenza, diabete di tipo 2, diabete gestazionale, parto pretermine. La patologia è aggravata da condizioni di sovrappeso ed obesità che ne aggravano la sintomatologia. Una corporatura di tipo androide (cosiddetta a “mela”) con distribuzione addominale del grasso viscerale, favorisce l’insorgenza della PCOS ed una maggiore produzione di androgeni (ormoni maschili).  [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]sindrome dell' ovaio policistico nutrizionista matera

Una dieta ricca in lipidi e povera di fibre, favorisce la produzione di androgeni nella donna. Inoltre si ritiene che i prodotti avanzati della glicazione (AGES, composti derivati dallo zucchero creati nell’organismo. Fumare o mangiare alcuni cibi cotti ad alte temperature aumenta i depositi di AGES nelle arterie) siano metaboliti predisponenti alla sindrome dell’ovaio policistico, favorendo processi di ossidazione a livello ovarico.

L’approccio dietetico e l’attività fisica

Per il trattamento della sindrome dell’ovaio policistico la perdita di peso, in termini di FM (Massa Grassa), dev’essere l’obiettivo primario. Il calo ponderale, in molti casi, riduce la quota di androgeni e ripristina la regolarità del ciclo ovarico. Al momento l’approccio dietetico più opportuno prevede il consumo di alimenti a basso indice e carico glicemicoMantenendo un valore ORAC (potere antiossidante della dieta) di almeno 5000 è possibile rallentare il processo ossidativo a livello ovarico. Una dieta leggermente iperproteica sembra essere indicata per un calo ponderale più repentino.

Alcuni studi hanno confermato l’utilità di una regolare attività fisica nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico. In particolare si è visto come l’associazione di dieta ed attività fisica possa portare ad un miglioramento della sintomatologia e ad una perdita di FM fino al 40%. Un altro studio ha evidenziato come l’esercizio fisico di contro resistenza migliori la sensibilità all’insulina. Questo effetto è dovuto all’aumento della massa muscolare e quindi del numero di proteine che trasportano glucosio (GLUT-4). L’esercizio di tipo aerobico, invece, migliora la disponibilità di glucosio grazie alla maggiore presenza di capillari nel muscolo scheletrico.

Consigli dietetici generali

  • asumere un’adeguata quantità di fibra.
  • Ridurre gli zuccheri semplici e controllare l’apporto di carboidrati complessi.
  • Ridurre il consumo di grassi in particolare i grassi saturi.
  • Non saltare mai la colazione.
  • Consumare pasti completi (carboidrati + proteine + verdura) a pranzo e cena.
  • Evitare i pasti costituiti quasi esclusivamente da carboidrati (come ad  es. pasta al pomodoro, focaccia semplice o alle cipolle, risotto allo zafferano).

Alimenti non consentiti

  • Burro, lardo, margarine, pancetta, panna, salse in genere.
  • Dolci in generale. Prodotti da forno, specialmente se farciti.
  • Bevande zuccherine (cola, aranciata, ecc.) ivi comprese quelle riportanti la dicitura “senza zuccheri aggiunti”.
  • Alcolici e superalcolici.
  • Frattaglie, insaccati e formaggi grassi.

Alimenti consentiti con moderazione

  • Patate (non consumarle insieme a pane, pasta, altre fonti amidacee).
  • Banane, cachi, fichi, uva, ma anche frutta disidratata e sciroppata.
  • Sale.

Alimenti consigliati

  • Almeno una porzione di verdura a pasto (cotta o cruda).
  • Frutta, due o tre porzioni al giorno.
  • Pasta, riso o pane integrale. Se pasto o riso, meglio consumarli al dente (hanno un minor indice glicemico).
  • Pesce fresco o surgelato (almeno tre volte a settimana).
  • Formaggi magri, da consumare come secondo al posto di carne o pesce (una volta a settimana).
  • Latte e yogurt scremati o parzialmente scremati.
  • Legumi.
  • Carne bianca (due volte a settimana).
  • Uova (una o due volte a settimana).
  • Bere almeno 2 litri di liquidi al giorno.
  • Olio extravergine d’oliva a crudo, aggiunto alle pietanze con moderazione.

Conclusioni

Nel trattamento della sindrome dell’ovaio policistico, oltre la cura farmacologica, è ormai nota l’importanza di un trattamento dietetico. Il controllo dell’indice e del carico glicemico degli alimenti è preponderante per combattere l’insulino resistenza e quindi ripristinare la funzionalità ovarica. L’associazione dieta-attività fisica risulta utile non solo al miglioramento dei sintomi ma anche nel mantenimento del peso a lungo termine. [/read]

Quanti tipi di dieta? Il vero significato della parola "dimagrimento"

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Dieta, dimagrimento, parole di moda negli ultimi anni. Ma è proprio questo a rendere questi concetti privi di senso, la moda. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] Come se ci si potesse “vestire” di un certo tipo di dieta per apparire diversi, almeno momentaneamente. Appartenere ad una certa nicchia “dieta” e così cercare di raggiungere il Santo Graal  del dimagrimento, spesso sotto la guida di santoni o pseudo scienziati.

Cos’è un dimagrimento

Un dimagrimento dovrebbe prevedere perdita di Massa Grassa (FM) con conseguente mantenimento o incremento della Massa Metabolicamente Attiva (BCM, parte integrante della Massa Magra FFM). Una dieta molto stringente e non opportunamente bilanciata può portare ad una riduzione della BCM e quindi della componente che sostiene il metabolismo basale di ognuno.

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Molte volte ci si chiede il motivo della cosiddetta sindrome dello yo-yo, causa di una repentina perdita di peso accompagnata da un recupero, altrettanto repentino, dei chili persi. Il nostro organismo è progettato per risparmiare energia (sotto forma di FM) in caso di carestia. E’ per questo che dopo anni di accumulo di FM risulta difficile forzarne il suo smaltimento. Il calo ponderale risulta certamente più difficile se ad una dieta ben bilanciata non si associa un’attività fisica ben strutturata. Ai fini di un dimagrimento una dieta ipocalorica, da sola, porta ad un iniziale calo ponderale, ma anche ad un proporzionale abbassamento del metabolismo, proprio per risparmiare energia. Il nostro organismo interpreta una dieta ipocalorica come una carestia! E’ l’instaurarsi di questo fenomeno ad aumentare il tasso di recidiva dell’obesità (Bosello e Cuzzolaro, 2013). La sindrome dello yo-yo, nel tempo, peggiora la composizione corporea abbassando il metabolismo ed incrementando la FM (Del Toma, 2005).

Perchè così tante diete?

Il motivo dell’esistenza di così tante diete risiede nella cosiddetta diet industry, un mercato fiorente ed in espansione a livello internazionale. Ma attenzione! La diet industry è anche ai primi posti per pubblicità ingannevole, eppure continua a crescere, anche in Italia (Gentile et al., 2012).

Conclusioni

Una dieta iperproteica ed ipocalorica porta certamente ad un dimagrimento iniziale, ma non da effetti duraturi nel tempo. La scarsa compliance da parte del paziente, a seguito di diete troppo stringenti ed uno stile di vita sedentario, possono determinare un peggioramento della composizione corporea nel tempo. Il calo ponderale dovrebbe mantenersi costante e tra i 2 ed i 4 kg al mese. Il mantenimento o l’incremento di BCM porta ad un calo di FM costante  e questo è possibile solo associando ad un piano alimentare opportuno una regolare attività fisica. bia bioimpedenziometria matera

Controlli periodici, in particolare mediante bioimpedenziometria vettoriale (BIVA), permettono di valutare al meglio la composizione corporea, aiutando il nutrizionista ed il preparatore atletico a personalizzare il proprio percorso.

Non c’è nulla di magico nel dimagrimento, solo scienza applicata alla nutrizione e al movimento. [/read]

Colesterolo, un falso demone? Dopo decenni di disinformazione ecco la verità

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Il colesterolo è una molecola lipidica fondamentale per la fisiologia degli organismi animali e quindi dell’uomo. Tutte le cellule animali sono capaci di produrlo a partire da una molecola chiamata acetilcoenzima A. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]colesterolo nutrizione roberti nutrizionista matera

Sono molteplici le funzioni svolte da questa molecola: crescita e divisione cellulare, formazione delle membrane cellulari, scambio di molecole messaggere. E’ anche impiegato nella formazione della guaina mielinica nel sistema nervoso, nella produzione di ormoni sessuali (maschili e femminili), di sali biliari, ormoni surrenali e della vitamina D. E’ inoltre coinvolto nello sviluppo a livello embrionale.

L’organismo umano produce colesterolo (definito endogeno), mentre quello introdotto con la dieta (definito alimentare o esogeno) ne rappresenta una minima quantità. Oltretutto la sua produzione ed assorbimento è finemente regolata: più colesterolo è introdotto, meno ne viene sintetizzato ed assorbito.

Alti livelli di colesterolemia (> 300mg/dl) non sono dunque attribuibili ad un eccessivo consumo alimentare. Il problema potrebbe essere dovuto ad un difetto genetico (dislipidemia) che ne coinvolge l’assorbimento e la produzione endogena.

Colesterolo buono, colesterolo cattivo

Molte volte si sente parlare di ipercolesterolemia riferendosi ad un valore di colesterolo totale superiore al range di normalità. Sarebbe più opportuno distinguere tra buono (HDL) e cattivo (LDL). L’ LDL è infatti in grado di accumularsi all’interno dei vasi sanguigni, favorendo la formazione di placche aterosclerotiche. L’ HDL è invece capace di rimuovere l’LDL, favorendone il “riciclaggio” a livello epatico. Ecco perchè alti valori di HDL sono associati ad un minore rischio cardiovascolare.

Colesterolo totale                          < 200

LDL                                                         < 130

HDL                                                           > 39 (uomini)

                                                                     > 45 (donne)

Il valore del colesterolo HDL è utilizzato per calcolare l’ “indice di rischio desiderabile”: Colesterolo totale/Colesterolo HDL. Questo rapporto dovrebbe essere inferiore a 5 negli uomini ed inferiore a 4,5 nelle donne.

Colesterolo e rischio cardiovascolare

Alcuni studi dimostrano che placche aterosclerotiche possono formarsi anche con livelli normali di colesterolo ematico. In caso di patologie cardiovascolari, livelli di colesterolemia troppo bassi sono associati ad una prognosi peggiore. Allora perchè il colesterolo è sempre associato ad una maggiore incidenza di patologie cardiovascolari e cerebrovascolari? Quasi tutte le ricerche non hanno considerato il fattore sovrappeso. L’aumento di peso è spesso associato ad un aumento di trigliceridi e LDL, ma quest’ultimo non è l’unica causa dei fenomeni aterosclerotici.

Il ruolo dell’alimentazione

Per quanto riguarda l’alimentazione è ormai superato il binomio alimenti ricchi di colesterolo = ipercolesterolemia. E’ certamente più plausibile un aumento a livello ematico  sia causato  di un eccessivo consumo di carboidrati (in particolare raffinati) e di acidi grassi trans. Un recente studio ha inoltre dimostrato come un consumo frequente di uova possa promuovere la quota di HDL a discapito di quello LDL. [/read]