La “Dieta Zona” Benessere psico-fisico

La Dieta Zona è una strategia alimentare ideata dal biochimico statunitense Barry Sears, Membro del MIT e presidente della “Research Inflammation Foundation“. La Dieta Zona è una dieta antinfiammatoria utile per contrastare la cosiddetta infiammazione silente, chiamata anche infiammazione cellulare o infiammazione sistemica di basso grado.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] Tale infiammazione è molto insidiosa poichè non si manifesta nè con dolore, nè con gli altri sintomi tipici dell’infiammazione classica. Spesso dura per anni prima di dar vita a patologie croniche quali diabete, cardiopatie, forme tumorali ed Alzheimer.

La Dieta Zona, tenendo conto dei vari fattori alimentari che agiscono sulla satiation e sulla satiety, cioè sulla sazietà a breve e a lungo termine, permette di seguire una dieta a basso contenuto calorico senza soffrire la fame. E’ per questo che viene utilizzata anche per ottenere un vero dimagrimento, a carico dell’adipe e senza intaccare la massa magra. L’obiettivo principale della Dieta Zona è quello di raggiungere e mantenere un preciso equilibrio ormonale; è per questo che nei tre pasti principali e negli spuntini il 40% delle calorie deve provenire dai carboidrati, il 30% dalle proteine ed il 30% dai grassi.dieta zona nutrizionista matera La Dieta Zona propone, inoltre, un vero stile di vita del quale fanno parte anche una regolare assunzione di Omega-3, l’ attività fisica ed il rilassamento mentale. Per ottenere il massimo beneficio da questa strategia è importante selezionare i giusti alimenti, in particolare la qualità dei carboidrati che devono essere a basso Indice e Carico Glicemico*. Il controllo dei livelli della glicemia (quantità dello zucchero glucosio nel sangue) è dunque la chiave del mantenimento di uno stato di salute ottimale. Un apporto adeguato di proteine favorisce il mantenimento del senso di sazietà e del tono muscolare. Ed i grassi? Svolgono un’importante ruolo dietetico poichè sono fonte di energia e contribuiscono a proteggere organi vitali come cuore, fegato, reni, ecc. Una piccola dose di grassi, di ottima qualità, può aiutare a dimagrire. I grassi, infatti, rallentano l’immissione nel sangue dei carboidrati, impedendo così picchi insulinici che favorirebbero l’accumulo di adipe. Gli Omega-3 rappresentano i grassi di elezione nella Dieta Zona in quanto svolgono importanti azioni protettive sul nostro organismo.

Alcune facili regole

  1. Ogni giorno si devono fare tre pasti principali e due o tre spuntini.
  2. Non devono trascorrere più di cinque ore tra un pasto e l’altro.
  3. Ogni pasto ed ogni spuntino deve apportare circa il 40% delle calorie sotto forma di carboidrati, circa il 30% come proteine e circa il 30% come grassi.
  4. In ogni caso non si deve eccedere con le quantità dei cibi.
  5. Si deve mangiare molta verdura (tranne patate, barbabietole e carote cotte) ed una buona quantità di frutta (tranne banane, fichi e cachi) preferendo questi cibi a quelli ricchi di carboidrati di rapida assimilazione, ossia ad alto Indice Glicemico (riso, pane, pasta, patate, dolci, zucchero, bevande zuccherate, ecc.).

E’ bene inoltre:

  • condire con Olio Extravergine d’Oliva;
  • bere molta acqua durante la giornata;
  • fare con regolarità attività fisica, per un minimo di trenta minuti per tre volte alla settimana;
  • bere non più di tre tazzine di caffè (amaro), oltre le quali è il caso di preferire i decaffeinati o i caffè d’orzo;
  • assumere quotidianamente Omega-3 e polifenoli (con azione antiossidante).

Nella Dieta Zona l’unità di misura è il “blocco” (1 miniblocco di carboidrati + 1 miniblocco di proteine + 1 miniblocco di grassi = 1 blocco). Una volta stabilito il fabbisogno giornaliero e cioè il numero di blocchi da assumere, è possibile procedere con la giusta scelta qualitativa e quantitativa dei cibi.

Es. di pasto a 3 blocchi:

dieta zona nutrizionista matera

*L’ Indice Glicemico: fa riferimento alla velocità con cui vengono assimilati i carboidrati e, dunque, a come aumenta la glicemia in seguito all’assunzione di 50g del carboidrato in esame.

Il Carico Glicemico: corrisponde alla quantità di carboidrati assunti attraverso un alimento, moltiplicati per il suo indice glicemico.

tratto da – “Dieta zona. la nuova alimentazione”
pubblicato da sanihelp.it [/read]

Il piede nell’obeso di dott. Vito Calvello - Dottore in podologia specializzato in posturologia e patomeccanica del piede

Il piede nell’obeso

Il piede è l’unico distretto corporeo a supportare il peso perciò è predisposto allo sviluppo di patologie. L’obesità o il sovrappeso è un fattore aggravante per lo sviluppo di quest’ultime.

Un peso eccessivo mette a dura prova il piede che deve, in tutti i modi, cercare di sostenere la persona. Per tale motivo è sottoposto a patologie sia di tipo muscolo scheletrico che dermatologiche.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

Gli obesi sviluppano adattamenti posturali pur di sostenere l’intera struttura. In particolare tendono ad allargare la base d’appoggio e a posteriorizzare il baricentro corporeo per avere un maggior equilibrio sottoponendo cosi, i muscoli della catena statica posteriore ad un eccessivo sforzo tale da provocare mal di schiena e dolori muscolari vari.

Il piede nell’obeso tende a cambiare la naturale morfologia appiattendosi e a sviluppare patologie legate all’ipercarico quali tallodinia, fascite plantare, metatarsalgia, edema di caviglia.

Per curare tali patologie il podologo provvede, previo esame baropodometrico statico e dinamico volto allo studio dell’appoggio del piede e della postura, a realizzare un’ortesi plantare su misura, volta a scaricare le aree di ipercarico e a distribuire in modo più omogeneo il peso corporeo sull’intera superficie del piede alleggerendolo, quindi, dell’eccessivo lavoro che compie.

Il piede nell’obeso, come nelle altre malattie metaboliche, va incontro a patologie della pelle e delle unghie.

Le ipercheratosi, comunemente note come callosità, e le ragadi sono di frequente riscontro sia sulla pianta che sui talloni in quanto indice di aree sottoposte ad eccessiva pressione. Queste, quando eccessive, comportano dolore.

Le unghie tendono ad ispessirsi ed ingiallirsi spesso in seguito a deficit circolatorio, di frequente riscontro negli obesi. piede podologo matera calvello

Il podologo, con l’uso di frese e lame adatte e sterili, effettua un trattamento podologico in grado di donare al piede un aspetto più salubre.

Spesso la persona obesa, ostacolata dalla propria fisicità e in correlazione con altre malattie metaboliche, ha difficolta nel prestare attenzione ad una corretta igiene del piede predisponendolo allo sviluppo di malattie infettive come onicomicosi, piede d’atleta e verruche che se non curate adeguatamente, su consiglio e trattamento del podologo, possono aggravarsi e diventare davvero fastidiose.

Per tutti questi motivi le persone obese o in sovrappeso devono prestare notevole attenzione ai propri piedi, attenendosi a regole e consigli che possono prevenire l’insorgenza di tali patologie.

Il podologo è la figura di pertinenza in grado di prendersi cura dei vostri piedi e di permettervi di camminare meglio migliorando la qualità e lo stile di vita.

dott. vito calvello – Dottore in podologia specializzato in posturologia e patomeccanica del piede

Via Einaudi, 7 – Materapiede podologo matera calvello

Mail: vitocalvello@gmail.com

Mob. 388 125 7052

www.drvitocalvello.it [/read]

Disturbi Alimentari, cibo e relazione di dott.ssa Mariagrazia Paradiso, Psicologa e Psicoterapeuta

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Disturbi Alimentari, cibo e relazione

Per vivere bisogna mangiare. Eppure, per chi soffre di un Disturbo  del Comportamento Alimentare, la sfida è vivere non mangiando. Vite messe alla prova, che mettono alla prova la vita. Bocche silenti di corpi parlanti. Occhi spenti, da vite accese dal dolore. I disturbi alimentari interrogano società, famiglia e individuo; celano domande esistenziali e ricerca di senso. Chi si ammala di un disturbo alimentare, rinuncia al cibo o cede all’eccedenza, perchè ha il coraggio di chiedersi “perchè”: Perché esisto? Perché soffro? Perché la vita? Perché questa vita? Il corpo diviene il luogo su cui affiggere tali interrogativi; il cibo il canale privilegiato per veicolarli.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]I disturbi alimentari allora, non ledono la relazione con il cibo, ma la relazione con il mondo.disturbi alimentari nutrizionista matera Chi soffre di un disturbo alimentare, si rende invisibile, ma per essere visto; si nasconde, ma per essere scovato. Solitamente, lo sguardo da cui si fugge è lo stesso che si ricerca: quello familiare. Rinunciando al cibo, o desiderandolo smodatamente, si racconta una storia: la propria. Nei disturbi alimentari infatti, il sintomo sta al posto delle parole che non si possono dire e, delle emozioni che non si possono toccare. Il sintomo allora, va ascoltato, prima che eliminato. I disturbi alimentari infatti, portano con sé un messaggio: per decifrarlo, bisogna imparare ad ascoltarsi, per poi riuscire a farsi ascoltare. È indubbio: i disturbi alimentari mettono in crisi l’intera famiglia, l’individuo che ne fa parte e le sue relazioni più significative. È altrettanto fuor di dubbio: la crisi è trasformazione. Pertanto, i disturbi alimentari sono modalità di stare al mondo e contemporaneamente, disperato tentativo di cambiare le condizioni della propria esistenza. Nei disturbi alimentari, dolore e sintomo producono conoscenza e, la terapia è un’esperienza trasformativa, grazie a cui, il messaggio sintomatico diviene parola, da parlare ed ascoltare.

dott.ssa mariagrazia paradiso, psicologa e psicoterapeuta

Mail: marzia.paradiso@gmail.com

Tel.    371 190 5828[/read]

Disbiosi vs. Eubiosi | Parte seconda La natura in tavola: le piante medicinali

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Per la rubrica “La natura in tavola: piante medicinali” oggi parliamo di disbiosi intestinale. Come già introdotto nella parte prima di questo articolo, la salute intestinale è indispensabile per garantire una sinergica salubrità dei vari distretti corporei. In caso di disbiosi è possibile ricorrere a fitorimedi che possano aiutare il ripristino dell’eubiosi. Grazie ad un’azione sinergica di varie componenti è possibile assicurare un’adeguata risoluzione della disbiosi, specie laddove sussista una componente disbiotica putrefattiva con stipsi marcata.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] 

Perossido di magnesio

Molto utile per lo sviluppo di ossigeno a livello enterico, tale da operare una drastica riduzione della flora batterica anaerobia responsabile appunto di fenomeni fermentativi e putrefattivi intestinali. Esplica funzione lassativa osmotica grazie alla proprietà di sequestrare acqua a livello dell’intestino, aumentare la massa fecale ed attivare la peristalsi.

Ossido di magnesio

Simile al precedente, non è soggetto ad assorbimento. Richiama acqua per osmosi ed implementa la funzione dell’alvo. Parimenti efficace come antifermentativo ed antiputrefattivo intestinale.

Mannitolo

Facilmente reperibile in alghe e funghi, deriva il suo nome dalla manna o linfa di fraxinux da cui si può ricavare. Sostanzialmente sinergico ai due componenti su citati, aumenta la massa fecale attraverso l’attivazione peristaltica.

Angelica archangelica

Interessante per la sua azione antidispeptica oltre che spasmolitica,disbiosi nutrizionista matera trova utile impiego nelle manifestazioni psicosomatiche a carico dell’apparato digerente, grazie alla presenza di angelicina, una furanocumarina ad azione spiccatamente rilassante e sedativa della muscolatura viscerale. Contrasta particolarmente meteorismo e fermenazione, ristabilendo la fisiologica funzione del tratto gastroenterico.

Cynara scolymus (Carciofo)

Si caratterizza per l’azione di incremento dell’acidità e motilità gastroenterica.

Peumus boldus

Noto per l’azione elettiva verso difficoltà digestive a componente epato-biliare, epatopatie, stipsi da insufficienza biliare. Eccellente carminativo utilizzato contro il meteorismo e per favorire l’emissione di gas intestinale.

Foeniculum vulgare (Finocchio)

Coadiuvante d’elezione nel trattamento del meteorismo, nell’aerofagia e come antispasticodisbiosi nutrizionista matera della muscolatura liscia. Utilmente impiegato altresì per favorire la peristalsi gastroenterica, la secrezione di bile e la secrezione salivare. Non secondaria la sua azione battericida.

Nello studio Nutrizione Roberti sono disponibili protocolli contro la disbiosi, mirati al ripristino dell’eubiosi gastrointestinale.

TRATTO DA “INFOMU” – BIMESTRALE DI DIVULGAZIONE DI NOTIZIE FITOTERAPICHE – NOVEMBRE DICEMBRE 2014

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Magnesio: integrazione e ruolo nella Sindrome del Colon Irritabile (IBS) Parte terza

IBS nutrizionista matera

Integrazione di Magnesio (Mg)

Prima di parlare di integrazione, è giusto precisare che ogni molecola, in determinate quantità, svolge una precisa azione nel nostro organismo; è per questo indispensabile sottolineare il fatto che un’integrazione mirata che abbia un razionale può essere fonte di un sensibile miglioramento. Un’integrazione sbagliata, oltre a non esplicare l’effetto desiderato, potrebbe addirittura causare un peggioramento della situazione iniziale.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

Il reintegro di Mg può essere necessario, in ambito sportivo, specialmente nei mesi estivi per gli atleti che praticano attività sportive di endurance. L’esigenza di un reintegro non deriva unicamente dalla necessità di far fronte ad una carenza di tipo assoluto (difficilmente riscontrabile), quanto alla necessità di mantenere gli equilibri elettrolitici intra ed extracellulari.magnesio nutrizionista matera Per questo motivo il Mg dovrebbe essere assunto insieme ad altri sali minerali come il sodio ed il potassio. Una specifica integrazione di Mg può rivelarsi utile anche nel trattamento della sindrome pre-mestruale. Tra i sali di Mg più utilizzati per l’integrazione ricordiamo:

Magnesio ossido: è un sale inorganico rappresentato dalla formula chimica MgO, utilizzato anche come antiacido gastrico. Nonostante sia il sale più ricco in Mg elementare, è quello che solleva maggiori criticismi sulla possibilità di assorbimento da parte dell’organismo. Scarsamente solubile in acqua, ha dimostrato in diversi studi una scarsa biodisponibilità rispetto ad altre forme di Mg;

Magnesio supremo: è carbonato di Mg in forma citrata, una formulazione ad alta assimilabilità. Lo si trova in commercio sotto forma di polvere da sciogliere in acqua. Il citrato di Mg, una volta raggiunto lo stomaco, a contatto con l’acido cloridrico, forma il cloruro di Mg che quindi viene assorbito a livello enterico;

Magnesio citrato: è considerato un sale di Mg ben assorbibile. La presenza del citrato potrebbe essere utile nel caso in cui sia necessario aumentare il pH delle urine, ad esempio in caso di tendenza alla calcolosi di acido urico e/o cistina;

Magnesio bisglicinato: è una forma di Magnesio chelato mediante due molecole di glicina. E’ facilmente assorbito dall’intestino e riversato in circolo. E’ stata dimostrata una scarsa eliminazione del minerale dopo l’assunzione di Mg bisglicinato, evidenziando un ottimale utilizzo del minerale da parte dell’organismo;

Magnesio glicerofosfato: rispetto ad altre forme di Mg viene veicolato più facilmente a livello delle terminazioni nervose e nelle cellule del sistema nervoso, attraversando senza difficoltà le membrane cellulari ed entrando velocemente in quei processi che portano alla produzione di energia (ciclo di Krebs). Questo tipo di Magnesio è molto ben tollerato da stomaco ed intestino contrariamente ad altre forme di Magnesio che spesso causano disturbi gastrointestinali (Driessens FC et al., 1993);

Magnesio idrossido: trova applicazione come antiacido e lassativo: è ad esempio uno dei due principi attivi del Maalox. Considerata la bassa solubilità in acqua viene in genere ascritto di una bassa biodisponibilità;

Magnesio solfato: viene usato in ambito ospedaliero per la somministrazione intramuscolare od intravenosa di Mg. Viene inoltre utilizzato come lassativo ad alti dosaggi (20 g), spesso sotto il nome di Sale inglese o Epsom Salt. La biodisponibilità del Mg contenuto in questo sale, quando assunto per via orale, è considerata bassa.

Magnesio e Sindrome del Colon Irritabile (IBS)

La carenza di Magnesio è anche collegata ad uno stato infiammatorio caratterizzato da un aumento delle proteine di fase acuta e da un aumento della concentrazione delle citochine proinfiammatorie. Recenti studi hanno dimostrato che uno stato di infiammazione sistemica è caratterizzato da cambiamenti nella composizione della flora microbica intestinale. Nello studio di Pachikian et al.,2010 è stato valutato il ruolo potenziale della flora microbica intestinale nell’infiammazione intestinale e sistemica associata a carenza di Mg in topi. Quindi è stato dimostrato come la carenza di Mg, indipendentemente da qualsiasi altra variazione di assunzione di nutrienti, moduli la concentrazione di bifidobatteri nell’intestino.IBS nutrizionista matera Questo a conferma del fatto che nei soggetti con IBS, dove riscontriamo uno stato infiammatorio e una alterazione della flora microbica intestinale, l’integrazione con Magnesio porta un miglioramento della sintomatologia. In un altro studio è stato utilizzato Magnesio solfato (Harvey RF, Read AE, 1973) su 20 pz con IBS a cui è stato somministrato Mg solfato (0.1 g/kg in 150ml di acqua) per via orale. Il Magnesio solfato è un substrato che determina il rilascio di colecistochinina (CCK) dalle piccole cellule della mucosa intestinale. La CCK è un ormone gastrointestinale di natura proteica, secreto prevalentemente dalla porzione prossimale dell’intestino tenue (duodeno e digiuno) e coinvolto nell’omeostasi dei processi digestivi. Dallo studio di Harvey e Read si evince come la somministrazione del Magnesio solfato abbia incrementato la motilità intestinale. Su 10 di questi pazienti non sono state trovate correlazioni significative tra assunzione di Mg solfato e IBS mentre sui restanti 10, i quali lamentavano dolori addominali dopo l’assunzione di cibo, dopo l’assunzione di Magnesio solfato non hanno mostrato più tale disturbo.

Magnesio parte prima.

Magnesio parte seconda.

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Disbiosi vs. Eubiosi | Parte prima La natura in tavola: le piante medicinali

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Per la rubrica “La natura in tavola: piante medicinali” oggi parliamo di disbiosi intestinale (parte prima).

Una buona funzionalità intestinale è la chiave per conservare l’equilibrio generale dell’organismo ma soprattutto è essa stessa una fonte di salute e benessere che coinvolge e riguarda ogni nostro distretto o sistema d’organo.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]Dunque dall’efficienza e dal benessere intestinali può dipendere l’esito anche di patologie complesse ed all’apparenza distanti dal sistema digestivo ed in particolare dall’apparato intestinale. I rimedi per consentire, incrementare e migliorare l’efficienza intestinale esistono in natura da sempre e sono largamente noti alla classe medica, tuttavia una ricognizione dei principi attivi e degli effetti di alcuni di essi presenti in alcuni fitocomplessi, può giovare ad una tempestiva ed incisiva possibilità di riequilibrio e guarigione per alcune tra le patologie intestinali più diffuse ed insidiose: la disbiosi e la stipsi. Per altro i mesi invernali, con il loro carico di disordine ed eccesso nell’alimentazione, costituiscono uno “sfondo” che rende più attuale e necessaria la riflessione su queste tematiche.

“Proteggere l’intestino per garantirci la salute”, Tale assunto prende le mosse dall’intima correlazione fra funzioni intestinale ed immunitaria, mercé l’intervento del sistema GALT (sistema immunitario presente a livello del tratto digerente) quale afferente del più generale sistema MALT ( sistema linfatico associato alle mucose nei vari distretti dell’organismo). Non ultima inoltre l’osservazione della connessione fra intestino e Sistema Nervoso Centrale che ha condotto i clinici a coniare il termine molto eloquente di gut-brain axis (asse intestino-cervello). In questo ambito si distinguono fito-complessi dimostratisi interessanti ed efficaci nel trattamento della disbiosi tenue-colon, sia essa di natura fermentativa o putrefattiva, sostenuta da virus, batteri o miceti. Siamo qui in presenza di un preparato a base di lattofermenti vivi e prebiotici assai efficaci nel ripristino di un’adeguata eubiosi enterica (l’intestino si definisce eubiotico quando è in salute e vi è armonia tra la flora batterica intestinale e l’organismo) e dunque rimedio di prima istanza nelle sindromi caratterizzate da meteorismo, flatulenza, dispepsia, addominalgie, alvo alterno, allergie ed intolleranze alimentari. In particolare esistono microrganismi essenziali per combattere la disbiosi intestinale. Vediamone alcuni.

Lactobacillus acidophilus

Ospite residente dell’apparato intestinale umano, risiede essenzialmente nelle cavità orale e vaginale,probiotici nutrizionista matera è basilare nel consentire l’incremento dei lattobacilli totali e contestuale decremento degli enterobatteri patogeni. Detto riequilibrio si dimostra essenziale per un corretto funzionamento del sistema immunitario che ne risulta potenziato e quindi per combattere una disbiosi intestinale.

Lactobacillus ramnosus

E’ un batterio anaerobio dotato di un’alta capacità produttiva di acido lattico a livello intestinale che implementa la presenza di lattobacilli e nel contempo rende l’ambiente inospitale a batteri patogeni. Si è visto che specialmente il ceppo GG garantisce una netta riduzione dei quadri clinici di gastroenterite acuta in età pediatrica, anche nelle forme sostenute da rotavirus. Non secondaria per importanza è la sua azione nel trattamento della dermatite atopica, a sostegno della genesi enterica delle patologie cutanee ad incerta eziologia.

Bifidofilus longum

Normale componente della microflora colica e vaginale, è risultato particolarmente presente nei bimbi allattati al seno, ha una spiccata azione nei confronti della produzione di sostanze che incrementano il trofismo della mucosa intestinale a sostegno del fatto che il latte materno, contrariamente a quello artificiale e vaccino non viene identificato come antigene dal GALT. In particolare sappiamo che la fermentazione di carboidrati e proteine operata dai bifidobatteri attiva la produzione di acidi grassi a catena corta, in primis l’ac. Butirrico, metaboliti energetici importantissimi per le cellule intestinali. Da notare altresì che secondo recenti studi taluni prodotti dei bifidobatteri esplicherebbero azione antineoplastica.

Oltre i citati probiotici, è importante che un buon prodotto contenga anche dei prebiotici. Si parla quindi di un simbiontico.

Fos (frutto oligo-saccaridi)

Trattasi di fibre solubili ascrivibili ai prebiotici dotati di alcune interessanti peculiarità quali la stimolazione e crescita selettiva della flora batterica eubiotica, il controllo della fluttuazione degli indici glicemici, oltre a prevenire la formazione di metaboliti epatotossici. Inoltre il controllo esercitato nel contesto delle dislipidemie e delle forme ipertensive, conferisce loro un effetto protettivo sul comparto cardio-vascolare. Da ultimo grazie ai Fos si è notato un miglior assorbimento intestinale di Ferro e Calcio molto utile come fattore di prevenzione dell’ostepenia ed osteoporosi. (Continua parte seconda).

Nello studio Nutrizione Roberti sono disponibili protocolli contro la disbiosi, mirati al ripristino dell’eubiosi gastrointestinale.

TRATTO DA “INFOMU” – BIMESTRALE DI DIVULGAZIONE DI NOTIZIE FITOTERAPICHE – novembre dicembre 2014

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Il Magnesio – Funzioni, proprietà e benefici Parte seconda

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Magnesio e salute

Ruolo del Magnesio nella salute ossea

I minerali sono molto importanti per la salute ossea e bisognerebbe porre particolare attenzione ai livelli di calcio, Magnesio e zinco.
Queste sono le considerazioni risultate dall’analisi di uno studio che ha comparato le concentrazioni di elementi traccia nelle ossa e la densità minerale ossea in pazienti con frattura osteoporotica del femore rispetto a quelle di altri pazienti con osteoartrite.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] Lo studio è stato condotto su 30 soggetti operati per fratture femorali prossimali dopo una caduta e 30 altri pazienti sottoposti ad artroplastica dell’anca per osteoartrosi.
Durante gli interventi chirurgici ai partecipanti dei due gruppi sono stati prelevati campioni di tessuto osseo per misurarne la densità minerale.

I livelli di calcio, Magnesio e zinco sono risultati bassi nel gruppo con frattura osteoporotica, rispetto al gruppo con osteoartrite, suggerendo che tali elementi traccia siano particolarmente importanti per il mantenimento della densità minerale ossea magnesio nutrizionista materae per contrastare l’insorgenza di osteoporosi (Karaaslan F et al., 2014). Calcio, Magnesio e zinco influenzano la densità e lo sviluppo della matrice ossea e svolgono un ruolo importante nella sintesi e nella demolizione ossea, particolarmente utile per la crescita e durante la menopausa.

Il calcio è un minerale richiesto per lo sviluppo ed il trofismo dello scheletro. Il suo fabbisogno permane anche quando lo sviluppo osseo è completato perché l’organismo elimina quotidianamente una buona percentuale di questo minerale (turnover), che deve essere reintegrato. Il Magnesio è un importante elemento del tessuto osseo che assicura il giusto rapporto tra calcio e fosforo. Lo zinco è cofattore di enzimi come la fosfatasi alcalina, necessaria per la mineralizzazione ossea e la collagenasi oltre ad essere parte integrante del cristallo di idrossiapatite in ossa e denti. Diversi studi hanno dimostrato miglioramenti del contenuto minerale (Carpenter et al., 2006) e del metabolismo osseo a seguito di un’integrazione con Magnesio (Haydin et al., 2010).

Ruolo del Magnesio a livello cardiovascolare

Una dieta ricca di Magnesio fa bene al cuore: questo il risultato di un ennesimo studio che conferma uno tra i benefici di questo straordinario minerale.
Lo studio spagnolo PREDIMED (Prevención con Dieta Mediterranea) è stato ideato allo scopo di verificare la correlazione tra consumo di Magnesio e rischio cardiovascolare in una popolazione mediterranea ad alto rischio. Con 7216 partecipanti, uomini e donne 55-80enni, dopo un periodo di osservazione durato 5 anni, lo studio ha fornito risultati interessanti, evidenziando l’associazione tra elevato apporto di Magnesio (442 mg/die) e riduzione della mortalità cardiovascolare (59%), mortalità tumorale (37%) e mortalità totale (34%) (Guash-Ferrè et al., 2014). Secondo i ricercatori la spiegazione di questi effetti protettivi può essere attribuita alla capacità del Magnesio di abbassare la pressione sanguigna, ma anche di inibire l’aggregazione piastrinica, modulare l’infiammazione e migliorare la funzione endoteliale. Il Magnesio è anche richiesto in alcune reazioni biochimiche che modulano proliferazione, differenziazione e apoptosi cellulare, contribuendo anche alla stabilità e sintesi del DNA e, ultimamente, alla riduzione dello sviluppo tumorale. In una rassegna di 22 studi pubblicati sull’European Journal of Clinical Nutrition, per un totale di 1100 pazienti, è stato dimostrato come l’integrazione di Magnesio ad un dosaggio compreso tra i 120 ed i 973mg di Mg/die, può ridurre di 3-4 mmHG la pressione sistolica e diastolica dei soggetti trattati. L’effetto, dose dipendente, ha mostrato gli effetti migliori ad un dosaggio di 370mg di Mg o più al giorno (Kass et al., 2012). Gli effetti osservati in questa analisi dovrebbero essere attentamente valutati per considerare l’utilità di questo minerale nella prevenzione e nel trattamento dell’ipertensione e, in generale, nella salute cardiovascolare.

Magnesio e sindrome metabolica

In uno studio pubblicato su Nutrients nel 2014, sono stati presi in considerazione studi da numerose banche dati, dal 1965 fino al maggio 2014 per valutare la correlazione tra consumo di Mg e sviluppo della sindrome metabolica. Analizzando i dati ottenuti è emerso che aumentando il consumo di Mg di 150mg/die, diminuiva del 36% la probabilità di sviluppare sindrome metabolica (Sang-Yhun J et al., 2014). In effetti dalla letteratura si evince come bassi livelli di Magnesio siano associati spesso ad iperglicemia, ipertrigliceridemia, ipertensione, insulino-resistenza ed aumento della circonferenza vita. Sembra inoltre che, con la supplementazione di Magnesio ci sia anche un aumento della sensibilità all’insulina, valutato tramite HOMA-IR, la quale potrebbe svolgere un aiuto secondario per migliorare l’efficienza del pancreas (Mooren FC et al., 2011).

Magnesio e sonno

Il Magnesio è in grado di migliorare la qualità del sonno. In soggetti anziani si è notato che la supplementazione con Mg di 20 giorni ha sensibilmente migliorato la qualità del sonno (Held et al., 2002); risultati confermati in uno studio in cui il minerale è stato somministrato per 7 settimane con un dosaggio di 320mg/die (Nielsen et al., 2010).[/read]

 

Articolazione Temporo Mandibolare e Postura? di Maurizio Martina - Dottore in Scienze Motorie, Osteopata e Master in “Posturologia e Biomeccanica”

osteosalute

L’articolazione temporo-mandibolare (ATM) da tempo è al centro di discussioni sul suo coinvolgimento nella postura, effettivamente in campo sanitario e non, questa conoscenza empirica sta diventando sempre più scientifica. Molte sono le figure che si impegnano per capire come sia possibile che molte delle problematiche e algie posturali possano scaturirsi attraverso un mal contatto dei denti oppure una cattiva deglutizione, i risultati sono evidenti ed entusiasmanti i quali non fanno altro che andare a confermare ancora di più il concetto di unità e globalità del corpo il quale è anche base del concetto osteopatico.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

 

BIOMECCANICA

L’articolazione temporo-mandibolare è costituita dalla mandibola e dall’osso temporale del cranio, esattamente il condilo mandibolare viene accolto dalla fossa glenoidea del temporale, questa articolazione ha una grande libertà di movimento permettendo tre movimenti:

  • elevazione e abbassamento
  • traslazione
  • protrusione e retrusione.

Questa è una articolazione che data la sua ampia mobilità avrà anche una grande possibilità di adattamento come vedremo più avanti nell’articolo.

ATM COME CAUSA DI ALTERAZIONE POSTURALE

Da tempo si discute sul come l’articolazione temporo-mandibolare possa essere causa di problematiche posturali, effettivamente l’enorme quantità di recettori del sistema stomatognatico (sistema che comprende tutte le strutture anatomiche della bocca, dove etimologicamente “stoma, stomatos”=”bocca” e“gnatos”=”mascella”.) e l’elevato numero di contrazioni giornaliere dei muscoli coinvolti sia nella masticazione che nella deglutizione fa pensare bene quanto sia importante questo apparato per la vita dell’individuo. Ma come può l’ATM essere causa di alterazione posturale?

Tra postura e occlusione ci sono evidenti correlazioni che avvalorano ancora di più la tesi di questo legame, questo è permesso per via di rapporti precisi che il sistema nervoso afferente del sistema stomatognatico ha con le strutture che mantengono il controllo della postura, infatti si è visto come questi stimoli propriocettivi accolti dal nervo trigemino passano attraverso sinapsi ai nervi deputati al mantenimento dell’equilibrio. Infatti se analizziamo perfettamente queste connessioni sinaptiche ci renderemo conto che esse sono collegate meravigliosamente l’un con l’altra, infatti noteremo che il trigemino avrà connessioni attraverso fibre condotte al cervelletto e al vestibolo e sinapsi con il nervo ipoglosso e nuclei oculomotori.

Si è notato che in base alla posizione della mandibola in relazione con il cranio, si assiste a un cambiamento di postura, gli odontoiatri hanno definito il rapporto che la mandibola ha con la mascella in delle classi occlusali, la prima classe corrisponde ad una chiusura fisiologica, la seconda classe invece ad una  occlusione non corretta dove la mandibola è molto posteriore rispetto alla mascella, la terza classe definita anche essa non fisiologica corrisponde ad una mandibola molto anteposta rispetto alla mascella.

Alle classi odontoiatriche sono state accostate delle classi posturali la classe 1 è stata associata ad una postura fisiologica dove tutto il corpo non sembra maurizio martina osteopata materapresentare alcun disequilibrio, la seconda classe invece è stata associata ad una postura anteriore cioè sbilanciata in avanti, la terza ad una postura sbilanciata indietro. Effettivamente tutto sembra coincidere quasi sempre a questa classificazione, anche se spesso in clinica si trovano dei casi che sembrano avere anche dei valori misti dove ad esempio abbiamo un condilo di una emi-mandibola anteriore e un condilo di un’altra emi-mandibola posteriore, siamo davanti dunque a un tipo posturale misto che compenserà tale squilibrio con le sue catene muscolari crociate. Ma fisiologicamente come è possibile tutto questo? Come può una struttura cosi lontana essere in grado di dare uno squilibrio posturale cosi evidente? Questa soluzione sembra darla uno studio estremamente interessante del 2009, nel quale si è vista l’alterazione posturale di individui sani ai quali è stato anestetizzato il nervo trigemino da un lato (nervo da tre porzioni che innerva tutto l’apparato stomatognatico), infatti, l’anestesia unilaterale del trigemino crea i presupposti di un alterazione posturale provocando uno spostamento del peso corporeo sull’arto controlaterale al trigemino anestetizzato portando cosi i muscoli dell’arto inferiore omolaterale a contrarsi in continuazione per impedire la caduta. Un’altro importante studio odontoiatrico mette in relazione la posizione del disco mandibolare con la postura di cranio e rachide cervicale, effettivamente cattivi posizionamenti del condilo mandibolare possono alterare significativamente la biomeccanica del rachide cervicale, arrivando anche a casi di forte dolore e sovraccarico delle funzioni muscolari del tratto cervicale, quindi capiamo bene che quando un paziente richiede l’aiuto di uno specialista nel settore il trattamento in questione deve essere concentrato non solo sui muscoli, che sono in uno stato di accorciamento e doloranti perchè stanno mantendo la struttura e il movimento di uno stato disfunzionale, ma anche ad una causa primaria come una eventuale malocclusione. Ovviamente un tipo di trattamento puramente riarticolario, di stretching della muscolatura cranio mandibolare e cervicale con interventi di terapia manuale sono estremamente efficaci  per questo tipo di problematica. La terapia manuale offre la possibilità di allentare le tensioni muscolari dei muscoli che serrano la mandibola e che spesso si trovano in accorciamento come il massetere e il temporale, ma ancora possono essere ancor più utili per dare imput riarticolatori.

LE MIE CONCLUSIONI

Il discorso del sistema stomatognatico che abbiamo preso in considerazione ovviamente è molto più complesso ed articolato di quello da me presentato, in queste poche righe il mio intento era quello di presentare il discorso dell’ATM con recenti studi della libreria medica che un delle volte si contraddicono. Del resto, come penso altri operatori, anche io spesso mi sono scontrato con questo sistema il quale delle volte mandava tutta la postura in TILT e delle volte invece sembrava più essere la conseguenza di un altro problema. A mio parere entrambe le correnti di pensiero dicono il vero, bisogna solo capire da dove ha origine il problema, l’ATM ha si il potere di condizionare tutto il sistema posturale ma non è l’unico sistema in grado di farlo. Secondo la posturologia infatti sono anche altri i sistemi che possono influenzare la postura e sono il recettore podalico, vestibolare e visivo, ma anche le cicatrici possono creare degli addensamenti fibrosi che creano restrizioni di mobilità e di conseguenza ripercussioni posturali. Per quanto mi riguarda le cause posturali non finiscono qui e chi meglio di un osteopata può contribuire ad individuare attraverso le sue sagge mani ed i suoi test a disposizione la vera causa del problema, del resto anche esiti di tipo traumatico possono alterare la postura per via di cattivi schemi motori acquisiti e restrizioni di mobilità nell’area interessata.

L’osteopata saprà individuare se l’ATM posizionata in modo fortemente asimmetrico dipenderà da trazioni che provengono dal basso, come un diaframma che ha perso un po la sua escursione fisiologica ed esercita delle tensioni che costringono un adattamento del tratto cervicale-ioide-mandibola.

Altre problematiche possono essere causate da tensione di origine viscerale come stitichezza, ernia iatale, reflusso  ecc. che possono creare uno scompenso a livello craniale che inevitabilmente si ripercuote sulla mandibola per delle ovvie correlazioni anatomiche, infatti se analizziamo l’anatomia notiamo che tutto il pacchetto viscerale si va ad agganciare inferiormente alla base del cranio, in modo particolare sul tubercolo faringeo dell’occipite e anteriormente all’osso ioide, tutto questo avviene attraverso un continuum fasciale ottenuto attraverso delle fusioni che la fascia del peritoneo ha con quella del diaframma e del mediastino. Di stretta concezione osteopatica c’è anche da indagare la sfera cranio-sacrale che potrebbe essere primaria nel caso di un paziente al quale troviamo una forte asimmetria dell’ATM con conseguente problematica posturale, del resto l’occipite è di fianco al temporale e nella fossa glenoidea del temporale si articola la mandibola. Quindi noi osteopati dovremo capire se c’è da intervenire in maniera diretta sul cranio e sacro per avere risultati sull’ATM e di conseguenza sulla postura del paziente.

Concludendo credo che anche il lavoro osteopatico possa essere un valido aiuto nelle problematiche di giovane insorgenza che facilmente riescono ad essere risolte attraverso la terapia manuale dando immediato sollievo al paziente, un po più complessa sarà invece la strada per situazioni che sono strutturate da molto tempo e quindi in quel caso al trattamento osteopatico sarà ancora più utile unire un lavoro odontoiatrico attraverso un apparecchio ortodontico che possa correggere l’ATM con notevoli miglioramenti posturali. In questo lavoro di equipe tutti rimarranno soddisfatti, il paziente per primo che otterrà ottimi risultati e gli operatori perchè non si troveranno di fronte a un fallimento terapeutico.

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di Maurizio Martina – Dottore in Scienze Motorie, Osteopata e Master in “Posturologia e Biomeccanica”

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Mail: osteosalute@hotmail.com[/read]

Il Magnesio – Funzioni, proprietà e benefici Parte prima

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Il Magnesio – Funzioni, Magnesio e sport

Introduzione 

Il Magnesio è noto fin dall’antichità, pare che il suo nome derivi da una piccola città dell’Anatolia, in Asia minore, chiamata appunto “Magnesio”. Ma è solo nel 1829 che un farmacista francese riuscì ad ottenerlo allo stato puro.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”] E’ un elemento chimico, con simbolo Mg, che appartiene al gruppo dei metalli; til magnesio nutrizionista materara i più abbondanti in natura, costituisce circa il 2-3% della crosta terrestre. Nell’ambiente il Magnesio non si trova mai allo stato puro ma sempre complessato con altri elementi chimici, come carbonio, ossigeno, zolfo, silicio e cloro. Si estrae anche dall’acqua di mare dove si trova sotto forma di sali alogeni (cloruro, bromuro, ioduro) in una quantità di circa 1,3kg/tonnellata. E’ proprio il cloruro di Magnesio a conferire all’acqua di mare il caratteristico sapore amaro.

Le funzioni del Magnesio

Il Magnesio, insieme a calcio e fosforo, è soprattutto un componente del tessuto osseo. Una quota minoritaria, comunque importantissima sul piano fisiologico, è invece localizzata nei liquidi intracellulari e nel plasma. Nell’organismo umano sono contenuti circa 0,35g/Kg di peso corporeo di Magnesio; il 60-65% è mineralizzato nell’osso, il 30-35% è complessato a proteine ed acidi nucleici, mentre solo l’1-2% si trova nel plasma ed in altre forme minori di deposito. Il Magnesio è un minerale essenziale che interessa molti aspetti relativi alla salute ed al benessere del nostro organismo. E’ un oligoelemento dalle molte proprietà, la cui carenza può comportare effetti anche seri a livello nervoso, circolatorio, muscolare, gastrointestinale ecc..

E’ come un professore in aula, quando arriva fa in modo che tutti gli studenti si sistemino al proprio posto.

La sua importanza è stata, per lungo tempo, sottovalutata, risulta infatti essenziale per il funzionamento di oltre trecento sistemi enzimatici, oltre ad essere implicato nella biochimica della maggior parte degli apparati. Si è dimostrato che con l’uso del Magnesio aumenta anche la conta dei globuli  bianchi, questo effetto (citofilassi) fino ad ora è stato ufficialmente trascurato. Nel mondo vegetale il Magnesio è il nucleo attorno al quale è costruita la clorofilla, il pigmento verde indispensabile per la vita della stragrande maggioranza delle piante. Grazie alla clorofilla (e quindi al Magnesio) possono avvenire quelle trasformazioni che permettono alla pianta di vivere e di svilupparsi.

Magnesio e sport

Il Magnesio è noto per la funzione svolta a livello muscolare, con effetti interessanti sul muscolo scheletrico e sulla performance fisica: la sua carenza è associata ad un incremento della richiesta di ossigeno per completare un esercizio submassimale ed a una ridotta prestazione di resistenza, dovuta anche ad un conseguente accumulo di acido lattico se in anaerobiosi.

Nutrienti come il Magnesio, ma anche il selenio e lo zinco, interagiscono con gli ormoni anabolici, specialmente il testosterone ed il fattore di crescita insulini-simile (IGF-1). Tale effetto ha portato a formulare l’ipotesi che questa interazione sia in grado di assicurare un rendimento fisico ottimale. La tesi riguardante un collegamento tra Magnesio e testosterone è stata approfondita in studi sull’uomo dimostrando, nei soggetti che avevano ricevuto un’integrazione di Magnesio, livelli più alti di testosterone. E’ stato anche osservato che i livelli di Magnesio e di testosterone sono più bassi negli stati infiammatori e nelle condizioni di aumento dei ROS. All’invecchiamento sono parzialmente attribuiti difetti degli ormoni anabolici e stati infiammatori, oltre ad uno stato nutrizionale spesso inadeguato. Sono necessari ulteriori studi di approfondimento per confermare il ruolo, di sicuro interesse, che il Magnesio sembra svolgere sulle concentrazioni sieriche e sull’attività biologica del testosterone (Maggio M. et al., 2014). Il Magnesio aumenta le capacità anaerobiche e l’elevazione nei pallavolisti; è stato condotto uno studio per verificare l’ipotesi che l’integrazione di Magnesio influenzi le prestazioni fisiche dei giocatori di pallavolo. C’è stata diminuzione significativa nella produzione di lattato e significativi incrementi nel salto (fino a 3 cm) e nei gesti atletici monitorati. Si è concluso che l’integrazione ha migliorato il metabolismo anaerobio alattacido anche se i giocatori non erano in carenza di Magnesio (Setaro L. et al., 2014). (Parte seconda), [/read]

Obiettivo dimagrimento! Il Walking – Pro di Fabio Grassani - Laureato in Scienze delle attività motorie e sportive

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Per un dimagrimento ottimale (per approfondire clicca qui) è indispensabile svolgere una regolare attività fisica. Affidarsi a professionisti del settore assicura il miglior risultato possibile.[read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

Il Walking – Pro

Il Walking – Pro è un’attività finalizzata al dimagrimento basata sull’unione dell’attività del Walking a quella del Functional Training. La prima è udimagrire atomic fitness materan’attività svolta su tappeti magnetici in pendenza dove, oltre alla camminata, si svolgono una serie di esercizi a ritmo di musica e a medio/alta intensità; il Functional Training invece è un’attività che si svolge a corpo libero o mediante l’utilizzo di piccoli attrezzi (TRX, kettlebell, fitball, manubri, bilanceri, wall ball, step, elastici). Il fine dell’unione di queste due attività è quello di lavorare sia dal punto di vista aerobico che dal punto di vista muscolare. E’ infatti questa la miglior metodologia per ottenere il vero dimagrimento, inteso come calo della massa grassa grazie anche all’incremento della massa magra. Per dimagrimento spesso si intende esclusivamente ed erroneamente calo del peso corporeo. Ma non può esserci dimagrimento se non si ottiene un incremento della massa muscolare. Il corpo umano infatti è come una macchina, più grossa è la cilindrata più consuma. Così anche il nostro corpo più massa muscolare ha più calorie riesce a “bruciare”. I progressi possono essere monitorati nel tempo grazie alla bioimpedenziometria e, dai dati ottenuti, si possono creare programmi di allenamento personalizzati.

di fabio grassani – laureato in scienze delle attività motorie e sportive

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