Obesità, cancro e sana alimentazione Mangiare meno, mangiare meglio

L’obesità è considerata l’epidemia del XXI secolo: insieme al sovrappeso ha un impatto notevole sulla salute, sulla sopravvivenza delle persone e sullo sviluppo dei tumori. A legare il grasso corporeo allo sviluppo di cellule cancerose contribuiscono soprattutto le alterazioni ormonali  e l’infiammazione dei tessuti che agiscono come fertilizzanti delle cellule maligne. La prevenzione deve cominciare dalla più giovane età. Un bambino obeso ha altissime probabilità di restare da obeso anche da adulto e di soffrire di malattie croniche fin dai trent’anni. [read more=”Click here to Read More” less=”Read Less”]

Dove “pesa” l’obesità

Che l’obesità possa aumentare il rischio di ammalarsi di tumore è ormai un fatto accertato, ma quali sono i tumori maggiormente legati all’eccesso di nutrizionista materapeso? La risposta a questa domanda viene da uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine e promosso dallo IARC di Lione, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Nel 2013 sono morte per le conseguenze del peso eccessivo circa 4,5 milioni di persone, non solo per tumore ma anche per patologie cardiache , respiratorie e per malattie metaboliche come il diabete. Secondo stime recenti l’obesità è causa del 9 % circa dei tumori femminili negli Stati Uniti, in Europa e nel Medio Oriente.

se si investisse di più nella prevenzione legata agli stili di vita si salverebbero più vite umane. Questo vuol dire che ogni persona può, individualmente, con le proprie scelte di vita, dare alla lotta contro il cancro un contributo notevole, aiutando a ridurre il numero di casi.

Ormoni e infiammazione

Gli studi più recenti hanno messo in luce alcuni dei meccanismi attraverso i quali il grasso corporeo può favorire la formazione di un tumore. Il primo e più frequente è la perdita di regolazione dei circuiti ormonali, responsabili, tra l’altro, della comparsa di resistenza all’insulina e della produzione eccessiva di un ormone molto importante per il cancro, l’insuline – like growth factor  1IGF 1, che agisce come una sorta di fertilizzante per le cellule maligne. Ciò causa anche uno stato di infiammazione cronica nel tessuto adiposo. L’infiammazione ha molte conseguenze: richiama e attiva le cellule del sistema immunitario che, nel tentativo di ripristinare l’equilibrio perduto, secernono molecole di vario tipo. Alcune hanno un effetto favorevole sullo sviluppo tumorale mentre altre, come le citochine, alimentano ulteriormente l’infiammazione stessa. Un ambiente infiammato è il terreno favorevole per la trasformazione tumorale di una cellula, con il risultato di indurre un circolo vizioso. Infine le cellule adipose funzionano come veri e propri depositi per sostanze che, a loro volta, possono stimolare la crescita tumorale. Di qui scaturisce la necessità di guardare non solo il peso, ma anche alla circonferenza addominale, perchè nell’addome si concentra il tessuto adiposo viscerale (per info sulla composizione corporea clicca qui). La circonferenza dell’addome dev’essere inferiore a 88 cm nella donna e a 94 cm nell’uomo. Al di sopra di questi valori si parla di obesità addominale.

Epidemia globale

“Per la prima volta nella storia dell’umanità i ragazzi hanno un’aspettativa di vita inferiore a quella dei loro padri; il nostro obiettivo deve essere quello di risolvere questo problema nell’arco di una generazione al fine di consentire ai bambini nati oggi di raggiungere l’età adulta con un peso normale”. Queste le parole con cui Barack Obama lanciò la campagna contro il sovrappeso e l’obesità in età infantile negli Stati Uniti.

I dati dell’OMS sono chiari: i bambini in età scolare obesi o in sovrappeso nel mondo sono 170 milioni. E a pesare troppo non sono solo coloro i quali vivono in paesi con un reddito pro capite medio-alto, ma anche quelli dei paesi più poveri. L’obesità infantile è un’ipoteca sul futuro.

Troppo cibo e di scarsa qualità

E’ difficile credere che le persone obese possano soffrire di carenze nutrizionali, ma è proprio così. A mancare, nella dieta dell’obeso, sono soprattutto i cosiddetti “micronutrienti” (vitamine e sali minerali). Al primo posto vi sono le carenze di ferro, importante per la produzione dei globuli rossi nutrizionista materaed il trasporto dell’ossigeno nei tessuti. La responsabilità non sembra attribuibile esclusivamente alla scelta dei cibi ma anche al metabolismo del tessuto adiposo che tende a produrre un ambiente infiammatorio con proteine che riducono l’assorbimento di ferro.

Le persone in sovrappeso sono anche carenti di vitamina D, perchè si tratta di una sostanza liposolubile che si scioglie preferibilmente nei grassi: qui viene letteralmente sequestrata dal tessuto adiposo e per questo il resto dell’organismo non può utilizzarla. La vitamina D è essenziale per la salute delle ossa, ma una sua carenza favorisce anche la comparsa di resistenza all’insulina e di diabete di tipo 2 nell’adulto. A sua volta il diabete è un fattore di rischio per lo sviluppo di alcuni tumori.

Infine, vi sono anche studi che dimostrano, nelle persone obese, una carenza relativamente frequente di selenio, necessario anche esso a formare alcuni enzimi antiossidanti. Il selenio è presente soprattutto nei cereali, meglio se integrali, e nelle verdure. Per ovviare alla “malnutrizione da sovrappeso” è quindi necessario inserire verdura, frutta e cereali integrali, anche quando si segue una dieta dimagrante.

i cibi light o dietetici sono più salutari di quelli normali?

No, perché spesso dietro la dicitura “light” si nasconde una diminuzione della quantità di grasso calorie a scapito però dell’apporto nutrizionale dell’alimento. Inoltre, i cibi light sono molto più lavorati dal punto di vista industriale di quelli normali e contengono spesso conservanti oppure edulcoranti sintetici, alcuni dei quali, consumati troppo spesso, possono anche avere effetti tossici. Meglio consumare la versione non light del cibo desiderato, limitando eventualmente la quantità.

La riduzione calorica

E vero che ridurre drasticamente la quantità di calorie allunga la durata della vita media? Si, gli studi sono concordi nel dimostrare che una riduzione anche drastica dell’apporto calorico giornaliero (Intorno al 30-40%) allunga la vita media, ma si tratta di ricerche ancora preliminari. Attenzione però: una riduzione così marcata delle calorie non può essere fatta senza la supervisione di una figura esperta.

Simulare il digiuno

Dimezzare il proprio apporto di calorie e però praticamente insostenibile per un essere umano, in particolare si deve lavorare o studiare. Richiede inoltre una pianificazione meticolosa dei tasti e del loro contenuto. Per questo gi scienziati sono interessati a capire come funziona, dal punto di vista metabolico, la restrizione calorica, per trovare il modo di mimare gli effetti attraverso farmaci o integratori.  Una riduzione di calorie influisce sull’espressione di geni che favorisce la riparazione del DNA danneggiato, una delle principali cause dei tumori, la restrizione calorica riduce la produzione di fattori di crescita cellulare e delle citochine.

Nessuno di questi studi, però, ancora riprodotto e consolidato risultati in ampi studi con esseri umani, per qui in generale si consiglia di ridurre l’apporto di calorie consumate ma di non sottoporsi a restrizioni incontrollate.

Per mangiare sano non è necessario seguire regole astruse, consumare alimenti esotici e men che meno fare ricorso integratori farmaci. Basta seguire alcune raccomandazioni degli esperti, incorporate in quasi tutti documenti ufficiali di prevenzione. L’alimentazione giocatore importante nel ridurre il rischio individuale di malattia, ma è anche bene non dimenticare altri due pilastri anticancro: non fumare e praticare regolarmente attività fisica.

tratto da “fondamentale, speciale sulle arance della salute”

AIRC – Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro – via San Vito 7, 20123 Milano

www.airc.it  [/read]

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